Scoprire le meraviglie di una città ripercorrendola attraverso immagini, racconti e voci ‘nascoste’ che si celano tra architetture ‘in bianco e nero’ e quel continuo saliscendi di strade un tempo a picco sul mare.
Una poetica descrizione che in AtlasFor, l’atlante digitale della Fondazione LandscapeFor, si fonde con le solide basi di una ricerca scientifica capace di unire gli studi più autorevoli e le ipotesi recenti per raccontare Genova da un punto di vista non convenzionale.
AtlasFor, già attivo a Torino e in Piemonte, è popolato di POI ed esempi di Paesaggio Attivo, rendendolo uno strumento che non solo mappa il patrimonio artistico e architettonico della città ma che racconta di spazi vissuti, trasformazioni urbane e tanto altro ancora.
Così, dal Molo, per secoli punto d’ingresso della città, si attraversano i caruggi in una passeggiata tra i secoli che arriva al cospetto del Secolo dei Genovesi, quel Cinquecento capace di affascinare ancora oggi in un intreccio dove passato e presente si fondono per raccontare una città autentica da un nuovo punto di vista.
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Sarzano e area limitrofa

Attorno alla collina di Castello si è sviluppata la città di Genova; oggi, quella stessa collina continua a cullare le tracce secolari dei primi insediamenti urbani.

Dalla posizione privilegiata che dominava il mare e che da esso ne traeva protezione, la chiesa di Santa Maria di Castello è la testimone di questo mutamento nel tempo che evoca suggestioni di una città completamente diversa da quella che siamo abituati a vivere.

Vedendo dunque in maniera attenta, si incontrano piazze, strade e vie che sono l’intreccio di quel cardo e decumano romani, declinati sul terreno difficile come quello genovese, che compongono una scacchiera di non immediata lettura.

Appare così fondamentale notare piazza Sarzano come la naturale prosecuzione di via Ravecca, la ruga vecchia, quell’antica strada della città che proprio dalle torri di Porta Soprana, porta di Genova, partiva per muovere in direzione del mare.

Fulcro della vita della città per diversi secoli (fino alla costruzione del ponte di Carignano) la piazza conserva il ruolo centrale anche oggi.

Oggetto di un importante lavoro di riqualificazione che non poche polemiche ha suscitato e non soltanto tra i residenti, piazza Sarzano è stata la piazza in cui ogni attività veniva svolta: che si trattasse della realizzazione delle sartie per le navi, o che fosse in corso questo o quel torneo, il ritrovo era piazza Sarzano.

Lasciandosi dunque il porto alle spalle, dopo essere risaliti dal Molo, si intraprende una passeggiata che si snoda tra le suggestioni di Campo Pisano e l’eco di via Madre di Dio, oggi ridotta a ricordo di chi, non senza fatica, ricorda quella drammatica demolizione. Il fascino degli alti e stretti palazzi dei vicoli, che paiono lasciar sfiorare le ciappe d’ardesia dei tetti, abbraccia chi percorre con tenacia i caruggi, indugiando su dettagli ‘invisibili’ al primo sguardo.

E quando il colle inizia il suo discendere, povera traccia di quello ben più grande di Sant’Andrea, ecco comparire la porta della città, una delle più antiche e parte di quella cinta del Barbarossa.

Molo e zona limitrofa

Fondamentale per lo sviluppo della città, il Molo di Genova ha rappresentato per secoli un ‘punto di arrivo’ prezioso e uno snodo cruciale per merci e non solo.

Attorno a questo lembo di terra, che si protende dal Mandraccio, la città infatti ha trovato la sua vocazione, dapprima commerciale, oggi maggiormente legata al turismo.

In un percorso che attraversi la storia della città in poche tappe, dunque, appare necessario immaginare di attraccare in quel Molo che tanto ha rappresentato per la Superba, immaginando di voltarsi e osservare la piccola lanterna che, assieme a quella ancora oggi attiva, segnalava l’imboccatura del porto.

Oggi, dunque, questo viaggio inizia dal mare, per proseguire verso la collina di Castello, dove Genova è nata, e attraversare l’epoca medievale, incontrando le torri di Porta Soprana, prima di lasciarsi andare verso il Secolo dei Genovesi, introdotto, seppur in maniera anacronistica, da uno spaccato ottocentesco.

Ma perché tutto questo ‘avanti e indietro’ nei secoli?

Questo muoversi su e giù sulla linea del tempo è necessario perché trasmette in maniera accurata quello che vuol dire attraversare la città.

 

Genova, con le sue contraddizioni, vanta un ricco patrimonio che riassume testimonianze di epoche diverse, capaci di raccontare in modo meticoloso, la storia di una popolazione che ha saputo fare della vocazione interculturale un vero punto di forza.

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